Frasi celebri del film I cento passi

Cento passi. Una distanza fisica brevissima, ma un abisso incolmabile tra due mondi: quello di Peppino Impastato e quello del boss mafioso Tano Badalamenti.

“I cento passi” di Marco Tullio Giordana è un film che scava nel profondo della realtà siciliana degli anni ’70, raccontando la storia di un giovane che ha avuto il coraggio di sfidare il potere mafioso. E lo fa anche attraverso dialoghi memorabili, frasi che diventano simbolo di una lotta impari ma necessaria.

In questo articolo abbiamo raccolto alcune delle frasi più toccanti e significative del film, per riflettere ancora una volta sulla forza di questa storia.

Scheda tecnica

  • Titolo: I cento passi
  • Anno di Uscita: 2000
  • Regia: Marco Tullio Giordana
  • Soggetto: Claudio Fava, Marco Tullio Giordana, Monica Zapelli, Vanda Vaz
  • Sceneggiatura: Claudio Fava, Marco Tullio Giordana, Monica Zapelli
  • Produzione: Titti Film, Rai Cinema, in collaborazione con Tele+
  • Distribuzione: Istituto Luce, Medusa Video
  • Fotografia: Roberto Forza
  • Montaggio: Roberto Missiroli
  • Musiche: Giovanni Sollima
  • Scenografia: Franco Ceraolo
  • Costumi: Elisabetta Montaldo
  • Genere: Drammatico, Biografico, Storico
  • Durata: 114 minuti
  • Paese di Produzione: Italia
  • Lingua Originale: Italiano, Siciliano
  • Formato: Colore

Cast Principale:

  • Luigi Lo Cascio: Peppino Impastato
  • Luigi Maria Burruano: Luigi Impastato (padre di Peppino)
  • Lucia Sardo: Felicia Bartolotta (madre di Peppino)
  • Paolo Briguglia: Giovanni Impastato (fratello di Peppino)
  • Tony Sperandeo: Gaetano Badalamenti (Tano Badalamenti)
  • Andrea Tidona: Stefano Venuti
  • Claudio Gioè: Salvo Vitale
  • Domenico Centamore: Vito

Frasi celebri

  • La signora Manzella: che ci volevi fare vedere Tano? Che non hai paura? Neanche per giocare cu picciriddu.
  • Peppino Impastato: la mafia uccide, il silenzio pure!
  • Peppino Impastato: sai cosa penso? che questo aeroporto in fondo non è brutto, anzi, visto così dall’alto. Uno sale qua sopra e potrebbe anche pensare che la natura vince sempre, che è ancora più forte dell’uomo, e invece non è così. In fondo tutte le cose anche le peggiori una volta fatte poi si trovano una logica, una giustificazione per il solo fatto di esistere. Fanno ste case schifose con le finestre in alluminio, i muri di mattoni, i balconcini, la gente ci va ad abitare e ci mette le tendine, i gerani, la televisione.. dopo un po’ tutto fa parte del paesaggio. Cioè esiste, nessuno si ricorda più di com’era prima. Non ci vuole niente a distruggere la bellezza.
  • Tano Badalamenti: quando si fa del bene, uno poi alla fine viene odiato perché è legge di natura!
  • Peppino Impastato: bisogna che ognuno di noi ritorni al lavoro che ha sempre fatto, cioè informare, dire la verità. E la verità bisogna dirla anche sulle proprie insufficienze, sui propri limiti.
  • Peppino Impastato: lo sai chi ci abita qua? Ah, u zù Tanu ci abita qua! Cento passi, cento passi ci sono da casa nostra. Vivi nella stessa strada, bevi nello stesso caffè alla fine ti sembrano come te!
  • Peppino Impastato: mio padre, la mia famiglia, il mio paese! Io voglio fottermene! Io voglio scrivere che la mafia è una montagna di merda! Io voglio urlare che mio padre è un leccaculo! Noi ci dobbiamo ribellare. Prima che sia troppo tardi! Prima di abituarci alle loro facce! Prima di non accorgerci più di niente!
  • Peppino Impastato: devi sapere che la faccia di una persona è come un paesaggio. Una faccia può essere un giardino oppure un bosco oppure una terra desolata, dove non cresce niente. Io disegno solo i paesaggi che mi piacciono.
  • Gaetano Badalamenti: che è Peppino vuoi mettere sotto a Tano? Ah? Non ci vuoi più bene allo zu Tano?
  • Cugino Antony: my passeport americano but my heart is siciliano.
  • Cesare Manzella: e i siciliani cavernicoli devono restare?
  • Salvo Vitale: stamattina Peppino avrebbe dovuto tenere il comizio conclusivo della sua campagna elettorale. Non ci sarà nessun comizio e non ci saranno più altre trasmissioni. Peppino non c’è più, è morto, si è suicidato. No, non sorprendetevi perché le cose sono andate veramente così. Lo dicono i carabinieri, il magistrato lo dice. Dice che hanno trovato un biglietto: “voglio abbandonare la politica e la vita”. Ecco questa sarebbe la prova del suicidio, la dimostrazione. E lui per abbandonare la politica e la vita che cosa fa: se ne va alla ferrovia, comincia a sbattersi la testa contro un sasso, comincia a sporcare di sangue tutto intorno, poi si fascia il corpo con il tritolo e salta in aria sui binari. Suicidio. Come l’anarchico Pinelli che vola dalle finestre della questura di Milano oppure come l’editore Feltrinelli che salta in aria sui tralicci dell’Enel. Tutti suicidi. Questo leggerete domani sui giornali, questo vedrete alla televisione. Anzi non leggerete proprio niente, perché domani stampa e televisione si occuperanno di un caso molto importante. Il ritrovamento a Roma dell’onorevole Aldo Moro, ammazzato come un cane dalle brigate rosse. E questa è una notizia che naturalmente fa impallidire tutto il resto. Per cui chi se ne frega del piccolo siciliano di provincia, ma chi se ne fotte di questo Peppino Impastato. Adesso fate una cosa: spegnetela questa radio, voltatevi pure dall’altra parte, tanto si sa come vanno a finire queste cose, si sa che niente può cambiare. Voi avete dalla vostra la forza del buonsenso, quella che non aveva Peppino. Domani ci saranno i funerali. Voi non andateci, lasciamolo solo. E diciamolo una volta per tutte che noi siciliani la mafia la vogliamo. Ma non perché ci fa paura, perché ci dà sicurezza, perché ci identifica, perché ci piace. Noi siamo la mafia. E tu Peppino non sei stato altro che un povero illuso, tu sei stato un ingenuo, sei stato un nuddu miscato cu niente.
  • Il maresciallo dei carabinieri e Peppino Impastato: Maresciallo: Impastato! Peppino: Qua sono Maresciallo: Togliete tutti questi cartelli e tornatevene a casa! Peppino: Noi non ci muoviamo! Maresciallo: Allora fammi vedere la licenza per appropriazione del suolo pubblico. Peppino: Questa è riappropriazione del suolo pubblico! Maresciallo: Machè, Peppino, tu credi che solo a te fumino i coglioni?
  • Peppino Impastato e Salvo Vitale: Peppino: E allora, invece della lotta politica, la coscienza di classe, tutte le manifestazioni e ‘ste fesserie, bisognerebbe ricordare alla gente cos’è la bellezza, aiutarla a riconoscerla, a difenderla. Salvo: La bellezza? Peppino: La bellezza! E’ importante la bellezza, da quella scende giù tutto il resto!
  • Cesare Manzella e Gasparo: Cesare Manzella: Oh, oggi l’olio lo raccoglieremo tutti nei tini di acciaio inossidabile. Gasparo: L’olio nel ferro? Sarà. Ma io continuo a conservarlo nelle giare di terracotta. Cesare Manzella: Zu Gasparo, tu uomo di passato sei. Fussi pittìa ancora nell’età della pietra saremmo. Oggi l’agricoltura bisogna farla con sistema industriale. Gasparo: E i piccioli che ci vogliono? Cesare Manzella: Iècierto che ci vogliono i piccioli… Ennoi ce li faremo dare dalla reggione. Gasparo: Tutti cunnuti sono! Cesare Manzella: Zu Gasparo, fatti furbo, non votare più per il re, oggi abbiamo la repubblica, la democrazia.

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