Frasi e citazioni del film “Amici Miei”

“Amici Miei” è un celebre film italiano del 1975 diretto da Mario Monicelli. La pellicola è una commedia che racconta le vicende di un gruppo di cinque amici di mezza età che vivono a Firenze: il Conte Mascetti (interpretato da Ugo Tognazzi), il Dottor Sassaroli (interpretato da Gastone Moschin), il Professore Melandri (interpretato da Philippe Noiret), il Necchi (interpretato da Duilio Del Prete) e il Mascetti Junior (interpretato da Alessandro Haber).

Il film si concentra sulle avventure e gli scherzi del gruppo di amici che passano il loro tempo libero a organizzare situazioni esilaranti per fuggire dalla noia e dalle responsabilità quotidiane. I protagonisti si riuniscono in vari luoghi, come il Cimitero delle Porte Sante o il Caffè Giacosa, per pianificare e mettere in atto i loro scherzi.

Uno degli episodi più celebri del film è l’organizzazione di un finto funerale per il Dottor Sassaroli, in cui il gruppo fa credere all’amico di essere morto e organizza una processione funebre con tanto di barella e sacerdote. La scena diventa ancora più divertente quando il Dottor Sassaroli si sveglia all’interno della bara e scappa per le vie di Firenze inseguito dai suoi amici.

“Amici Miei” è amato per la sua comicità irriverente e per il modo in cui affronta temi come l’amicizia, la mortalità e l’importanza di godersi la vita. Il film è diventato un cult del cinema italiano e ha ispirato numerosi sequel e spin-off nel corso degli anni.

La nostra selezione delle migliori citazioni e frasi di “Amici Miei”

“Amici miei” (1975) – Regia di Mario Monicelli

1. Ah, ma è tornato il figliolo del Perozzi! Eh, sì, è la sua… solo il figliolo del Perozzi può metter l’impermeabile alla macchina! No, no… no. Io non lo sopporto, specie in una giornata come questa… Quando penso alla carne della mia carne, chissà perché, divento subito vegetariano. (Il Perozzi)

2. Eccoci qua, come tante altre volte, insieme tutt’e quattro. C’è anche un quinto, il Sassaroli, che passeremo a prendere a Pescia, ma quello è un caso a parte. I quattro vecchi del gruppo siamo noi. Amici di scuola, di caserma, e dunque amici da tutta la vita. Eccoli qui, gli amici miei. Cari amici… (Il Perozzi)

3. Ecco, questo è essere zingari. Questa è la zingarata: una partenza senza meta e senza scopi, un’evasione senza programmi che può durare un giorno, due o una settimana. Una volta, mi ricordo, durò venti giorni, salvo complicazioni. (Il Perozzi)

4. Ma che parti sempre, te! (Il Perozzi)

5. […] come chi sono io? Lei ha il tratto ed i modi della persona colta, signora… Si ricorderà sicuramente di Omero e dell’Odissea… Signora, il mio nome è… Nessuno! (Il Perozzi)

6. Che cos’è il genio? È fantasia, intuizione, decisione e velocità d’esecuzione. (Il Perozzi)

7. Il bello della zingarata è proprio questo: la libertà, l’estro, il desiderio… come l’amore. Nasce quando nasce e quando non c’è più è inutile insistere. Non c’è più! (Il Perozzi)

8. Ho già sulle spalle un bel fardello di cose passate. E quelle future? Che sia per questo, per non sentire il peso di tutto questo che continuo a non prender nulla sul serio? Oppure, che abbia ragione mio figlio? (Il Perozzi)

9. E se una donna va dallo psicanalista, vuol dire che gli manca qualcosa, nella vita. E cosa manca a una donna nella vita novantanove volte su cento? (Il Perozzi)

10. Se l’era benzina si arrivava a Copenaghen. (Il Perozzi)

11. Pronto? Sono io. Tarapìa tapiòco come se fosse antani con la supercazzola prematurata, con lo scappellamento a destra… Eh lo credo che non capisci, farnetico! Al pensiero delle tue cosce tornite, io impazzisco! Descrivimi minuziosamente come sono fatti i tuoi capezzoli, per favore! (Il Conte Mascetti)

12. Senti, Necchi, tu non ti devi permettere di intervenire quando io faccio la supercazzola! (Il Conte Mascetti)

13. Sorella? Col tarapìa tapiòco come se fosse antani la barella anche per due, con lo scappellamento a sinistra? No, eh? Pazienza… (Il Conte Mascetti)

14. Antani, blinda la supercazzola prematurata con doppio scappellamento a destra? (Il Conte Mascetti)

15. Io restai a chiedermi se l’imbecille ero io, che la vita la pigliavo tutta come un gioco, o se invece era lui che la pigliava come una condanna ai lavori forzati; o se lo eravamo tutti e due. (Il Perozzi)

16. Cippa Lippa! (Il Conte Mascetti)

17. Accidenti, un’altra merda! Ma chi l’ha scelto questo posto? (Il Conte Mascetti)

18. Ma poi, è proprio obbligatorio essere qualcuno? (Il Conte Mascetti)

19. Ho visto la Madonna, ho visto la Madonna! (Il Melandri)

20. Ragazzi, come si sta bene tra noi, tra uomini! Ma perché non siamo nati tutti finocchi? (Il Melandri)

21. Culo alto, ci fo un salto. (Il Conte Mascetti)

22. Anch’io ho sofferto, ho sofferto come un cane: per quasi tre quarti d’ora. (Il Sassaroli)

23. Piove ragazzi piove, piedipiatti in borghese. (Il Necchi)

24. Perozzi: Strage di mondane brutalmente assassinate da bande di finocchi armati. Muoian come le mosche: quattro a Torino, due a Firenze, diciotto in Lombardia! Panico fra i protettori.
Signorina: E smettila Perozzino. O che hai ancora voglia di scherzare a quest’ora?
Perozzi: Tolta la licenza a’ barristi che si scaccolano il naso.

25. Portiere dell’albergo: Mi scusi… Dica, lei!
Mascetti: Eh? Antani, come se fosse Antani, anche per il direttore, la supercazzola con scappellamento!
Portiere dell’albergo: Come?
Mascetti: A destra, per due!

26. Conte Mascetti: Dove sei stata, troia??
Titti: A cavallo!
Conte Mascetti: Di chi, puttana??

27. Mascetti: Poi io ho già troppe colpe, verso quella povera disgraziata. Ci mancherebbe altro che rifacesse quel gesto. No, no. Non mi ci far nemmeno pensare perché guarda, non potrei sopportare. Sarei capace di uccidermi pure io. Perché vedi, tu sei giovane, e hai diritto ad essere incosciente, ma io no, no. Capisci? Si lo so, mi sto rovinando. Io non posso permettermi di ipotecare il tuo avvenire, non me lo perdonerei mai. Poi, poi tu a un certo momento potresti anche dirmi che tutte queste belle cose le sapevamo sin da prima… che magari questo è soltanto un pretesto per liberarmi di te, dopo che ho saputo… di quel tuo difettino. Poi difettino fino a che punto non lo so. No, no. La verità è un’altra. Bisogna saper guardare in faccia alla realtà. È stato un sogno, un sogno molto bello e basta. Tu hai diciott’anni, io ne ho cinquantadue, non è per quei trentaquattranni di differenza che poi sarebbero il meno. È che il nostro amore non può avere nessun avvenire. Coraggio. Eh, è meglio che ci togliamo il coltello dalla piaga… e non ci pensiamo più. Mah si è l’unica… …addio Titti.
Titti: Addio merdaiolo, ci si vede domani al solito posto, a mezzogiorno!
Mascetti: No alla mezza, a mezzogiorno ho un pignoramento.
Titti: Va bene.

28. Mascetti: Tarapìa tapiòco! Prematurata la supercazzola o scherziamo?
Vigile: Prego?
Mascetti: No, mi permetta, no io… scusi. Noi siamo in quattro, come se fosse antani anche per lei soltanto in due oppure in quattro anche scribài con cofandìna? Come antifurto, per esempio?
Vigile: Ma che antifurto! Mi faccia il piacere, questi signori qui stavano sonando loro, ‘un s’intrometta!
Mascetti: Ma no, aspetti, mi porga l’indice, ecco lo alzi così, guardi, guardi, guardi… lo vede il dito? Lo vede che stuzzica? È prematura anche! Ma allora io le potrei dire, anche con il rispetto per l’autorità, che anche soltanto le due cose come vicesindaco, capisce?
Vigile: Vicesindaco? Basta ‘osì, mi seguano al commissariato, prego!
Perozzi: No, no, no, attenzione! No! Pastène soppaltate secondo l’articolo 12, abbia pazienza, sennò… posterdàti per due, anche un pochino antani in prefettura!
Mascetti: Senza contare che la supercazzola prematurata ha perso i contatti col tarapìa tapiòco!
Perozzi: Dopo…

29. Mascetti: Mi scusi dei tre telefoni qual è come se fosse tarapìa tapiòco che avverto la supercazzola? Dei tre…? Non m’ha capito bene, volevo dire: dei tre telefoni, qual è quello col prefisso?
Infermiera: Ah, quello lì.

30. Perozzi: Lasciati servire Melandri! Non c’è cosa al mondo che faccia più effetto a una donna che otto, dieci telefonate il giorno.
Mascetti: Otto, dieci trombate.

31. Prete: Dimmi, figliolo.
Perozzi: Sbiliguda venial… Con la supercazzola prematurata.
Prete: Come, figliolo?
Perozzi: Confesso, come foss’antani, con lo scappellamento… A destra e… Costantinato ammàniti.
Prete: Quante volte, figliolo?
Perozzi: Fifty-fifty per la fine… Come fosse mea culpa… Alla supercazz…
Prete: Ed io ti assolvo, dai tuoi peccati.

Lascia un commento