Frasi del Film Pulp Fiction

Ecco una collezione curata delle frasi celebri dal film Pulp Fiction. Sotto la regia visionaria di Quentin Tarantino, il film vanta la performance inconfondibile di Uma Thurman nel ruolo di Mia Wallace, affiancata dalle interpretazioni carismatiche di John Travolta, nei panni di Vincent Vega, e Samuel L. Jackson, che dà vita a Jules Winnfield.

Frasi Pulp Fiction

Pulp Fiction si è affermato come un film di culto dal suo debutto nel 1994, continuando a catturare l’immaginario collettivo. La sua narrazione incisiva e una regia che sorprende a ogni scena hanno consolidato la sua fama, rendendolo uno dei film più citati nell’annali della cinematografia. 

Le frasi iconiche dal film Pulp Fiction, pronunciate da personaggi come Mia, Vincent e Jules sono entrate nel pantheon dei dialoghi memorabili. 

Il film, diretto dal visionario Quentin Tarantino, ha anche segnato un punto di svolta nella carriera di molti degli attori coinvolti, consolidando la loro statura nel mondo di Hollywood. La colonna sonora eclettica, che spazia dal surf rock al soul, contribuisce all’atmosfera unica del film e accompagna i momenti chiave, diventando quasi un personaggio a sé stante.

Qui troverai le migliori frasi dal film cult di Tarantino perfette per organizzare una serata cinema indimenticabile!

Per aggiungere un tocco di autenticità, potresti considerare di abbinare la lettura delle frasi più belle di Pulp Fiction, con la musica di sottofondo appropriata da ogni scena.

Vincent: Per te un massaggio ai piedi non significa niente, per me invece sì! Guarda, ho fatto a migliaia di donne migliaia di massaggi ai piedi e tutti avevano un significato. Noi facciamo finta di no, ma è così ed è questo che ti intriga mentre li fai. È un fatto sensuale che monta, dove nessuno dei due ne parla, ma tu lo sai e lo sa lei.

Jules: Ma era un massaggio ai piedi, non è niente: io lo faccio sempre a mia madre!

Vincent: No, è mettere le mani in modo intimo sulla nuova moglie di Marsellus Wallace! Voglio dire, è così grave come se gliel’avesse leccata? No. Ma è lo stesso fottuto campo da gioco.

Jules: Oh, oh, oh, aspetta, fermo lì! Leccargliela a una troia e farle un massaggio ai piedi non è esattamente la stessa cosa.

Vincent: Non lo è, ma è lo stesso campo da gioco!

Jimmy: Non c’è bisogno che tu mi venga a dire che il mio caffè è buono, intesi? Sono io che lo compro e so quanto è buono. Quando è Bonnie a fare la spesa compra delle cagate. Io compro sempre roba costosa, perché quando la bevo voglio gustarla. Ma lo sai che cosa ho in testa in questo momento? Non è il mio caffè nella mia cucina, ma è il vostro negretto disintegrato nel mio garage.

Jules: Oh Jimmy non devi preoccuparti…

Jimmy: Nonononono, non dirmi di non preoccuparmi di niente, voglio farti una domanda: quando sei arrivato qui hai visto per caso scritto davanti a casa mia “deposito di negri morti”?

Lance: I bianchi che sanno la differenza tra roba buona e roba di merda è in questa casa che vengono. Con la mia roba sono prontissimo a sfidare la robaccia di Amsterdam in un giorno qualunque della settimana.

Frasi Celebri Pulp Fiction

Le frasi di Pulp Fiction più belle e significative pronunciate da Uma Thurman, John Travolta, Samuel L. Jackson. 

Jules: Dunque, esaminiamo la situazione: normalmente le vostre budella si ritroverebbero sparpagliate nel locale, ma per caso mi avete trovato in un periodo di transizione, perciò non voglio uccidervi, voglio aiutarvi.

Marsellus: Vedi, questa attività è stracolma di stronzi poco realisti che da giovani pensavano che il loro culo sarebbe invecchiato come il vino. Se vuoi dire che diventa aceto, è così; se vuoi dire che migliora con l’età, non è così.

Wolfe: Bene. Quello che voi due dovete fare è prendere questi detersivi e pulire l’interno della macchina, e intendo dire presto presto presto. Dovete andare sul sedile posteriore e raccogliere tutti quei pezzettini di cervello e di cranio e toglierli da li. Pulite la tappezzeria: riguardo alla tappezzeria non è necessario che sia immacolata, non dobbiamo farci un banchetto, dategli solo una buona strofinata. Quello di cui dovete occuparvi sono le parti ridotte veramente male: quelle pozze di sangue che si sono formate, quella schifezza, bisogna asciugarla.

Vincent: Mister Wolfe, ascolti: la mia non è mancanza di rispetto, chiaro? Io la rispetto. Solo non mi piace che la gente mi abbai gli ordini, tutto qua. Wolfe: Sono brusco con voi solo perché il tempo è a sfavore. Penso in fretta, quindi parlo in fretta. E voi dovete agire in fretta se volete cavarvela. Perciò vi prego, per piacere, pulite quella cazzo di macchina.

Butch: Esmeralda Villalobos: Come ti chiami? Esmeralda Villalobos: Butch. Butch: E che cosa significa? Esmeralda Villalobos: Sono americano, dolcezza, i nostri nomi non vogliono dire un cazzo.

Wolfe: Mi rispettano tutti perché io ho carattere. Raquel: Anch’io ho carattere. Wolfe: No, tu hai un caratteraccio, non vuol dire che tu abbia carattere!

Wolfe: Ci vogliono 30 minuti… ce ne metterò 10.

Citazioni Pulp Fiction

Esploriamo dal film Pulp Fiction le citazioni più famose.

Mia: Non odi tutto questo? I silenzi che mettono a disagio… Perché sentiamo la necessità di chiacchierare di puttanate per sentirci più a nostro agio? […] È solo allora che sai di aver trovato qualcuno davvero speciale: quando puoi chiudere quella ca**o di bocca per un momento e condividere il silenzio in santa pace.

Jules Winnfield: Ezechiele 25.17: “il cammino dell’uomo timorato è minacciato da ogni parte dalle iniquità degli esseri egoisti e dalla tirannia degli uomini malvagi. Benedetto sia colui che nel nome della carità e della buona volontà conduce i deboli attraverso la valle delle tenebre; perché egli è in verità il pastore di suo fratello e il ricercatore dei figli smarriti. E la mia giustizia calerà sopra di loro con grandissima vendetta e furiosissimo sdegno su coloro che si proveranno ad ammorbare ed infine a distruggere i miei fratelli. E tu saprai che il mio nome è quello del Signore quando farò calare la mia vendetta sopra di te.” Ora, sono anni che dico questa cazzata, e se la sentivi significava che eri fatto. Non mi sono mai chiesto cosa volesse dire, pensavo che fosse una stronzata da dire a sangue freddo a un figlio di puttana prima di sparargli. Ma stamattina ho visto una cosa che mi ha fatto riflettere. Vedi, adesso penso, magari vuol dire che tu sei l’uomo malvagio e io sono l’uomo timorato, e il signor 9mm, qui, lui è il pastore che protegge il mio timorato sedere nella valle delle tenebre. O può voler dire che tu sei l’uomo timorato, e io sono il pastore, ed è il mondo ad essere malvagio ed egoista, forse. Questo mi piacerebbe. Ma questa cosa non è la verità. La verità è che TU sei il debole, e io sono la tirannia degli uomini malvagi. Ma ci sto provando, Ringo, ci sto provando, con grande fatica, a diventare il pastore.

Marsellus Wallace: Penso che ti ritroverai, quando tutta questa merdata sarà finita, penso che ti ritroverai ad essere un figlio di puttana sorridente. La faccenda è che in questo momento hai talento, ma per quanto sia doloroso il talento non dura. Il tuo periodo sta per finire. Ora, questa è una merdosissima realtà della vita, ma è una realtà della vita davanti alla quale il tuo culo deve essere realista. Vedi, questa attività è stracolma di stronzi poco realisti che da giovani pensavano che il loro culo sarebbe invecchiato come il vino. Se vuoi dire che diventa aceto, è così; se vuoi dire che migliora con l’età, non è così. E poi, quanti combattimenti credi di poter ancora affrontare? Eh? Due? Non ci sono combattimenti per i vecchi pugili. Eri quasi arrivato ma non ce l’hai mai fatta, e se dovevi farcela ce l’avresti già fatta. Sei dei miei?

Mia: Tre pomodori camminano per la strada. Papà pomodoro, mamma pomodoro e il pomodorino. Il pomodorino cammina con aria svagata e papà pomodoro allora si arrabbia e va da lui, lo schiaccia e dice: «Fai il concentrato!».

Ringo: Ma i giorni in cui dimentico sono finiti, stanno per cominciare i giorni in cui ricordo.

Jules Winnfield: Hamburger, dici? La colonna portante di ogni colazione vitaminica.

Jules Winnfield: [Gridando contro Marvin] Non ricordo d’averti fatto nessuna domanda del cazzo se non sbaglio!

Jules Winnfield: Mi chiamo Jerda e non è con le chiacchiere che uscirai da questa merda.

Dialoghi: le frasi del film Pulp Fiction

Marcellus Wallace: Penso che ti ritroverai, quando tutta questa merdata sarà finita, penso che ti ritroverai ad essere un figlio di puttana sorridente. La faccenda è che in questo momento hai talento, ma per quanto sia doloroso il talento non dura. Il tuo periodo sta per finire. Ora, questa è una merdosissima realtà della vita, ma è una realtà della vita davanti alla quale il tuo culo deve essere realista. Vedi, questa attività è stracolma di stronzi poco realisti che da giovani pensavano che il loro culo sarebbe invecchiato come il vino. Se vuoi dire che diventa aceto, è così; se vuoi dire che migliora con l’età, non è così. E poi, quanti combattimenti credi di poter ancora affrontare? Mh? Due? Non ci sono combattimenti per i vecchi pugili. Eri quasi arrivato ma non ce l’hai mai fatta, e se dovevi farcela ce l’avresti già fatta. [gli porge una notevole quantità di banconote] Sei dei miei? [Butch accetta] […] La sera del combattimento forse sentirai una piccola fitta: è l’orgoglio che ti blocca il cervello e te lo mette nel culo. Mettiglielo tu nel culo. L’orgoglio fa solo male. Non aiuta, mai! Supera certe cagate.

Lance: Sono un negro? Siamo ad Inglewood? No. Sei a casa mia. I bianchi che sanno la differenza tra roba buona e roba di merda è in questa casa che vengono. Con la mia roba sono prontissimo a sfidare la robaccia di Amsterdam in un giorno qualunque della settimana.

Mia: Quando voi maschiacci vi riunite siete peggio di un circolo di cucito.

Mia: Se non sbaglio Marsellus, mio marito, il tuo capo, ti ha detto di portarmi a spasso e di fare tutto quello che voglio. E io voglio ballare, voglio vincere e voglio quel trofeo.

Marsellus Wallace: Rivolterò il mondo per trovarlo, e anche se andasse in Indocina uno dei nostri starà nascosto in una ciotola di riso pronto a sparargli nel culo.

Fabienne: Sai cosa voglio mangiare a colazione? […] Voglio mangiare un bel piattone di frittelle di mirtillo con tanto sciroppo di acero sopra, uova strapazzate e anche cinque salsicce. […] E voglio bere un bicchierone di succo d’arancia e una tazza di caffè forte. E poi voglio una gran fetta di crostata.

Butch: Fabienne, quell’orologio apparteneva a mio padre: hai idea di quante ne ha passate per farmi avere quell’orologio? Non ho tempo per i dettagli, ma ne ha passate un sacco. Ora, tutte queste stronzate le puoi anche bruciare, ma ti ho espressamente raccomandato di non dimenticarti di quel cazzo di orologio!

Zed: Chi sa, chi sa, la fortuna chi l’avrà, chi sa, chi sa, la fortuna chi l’avrà, chi l’avrà, chi l’avrà, chi sa, uno, due, tre, tocca a te: tocca a te, campione [indicando Marsellus].

Jules: Dobbiamo togliere la macchina dalla strada, gli sbirri tendono a notare cose tipo guidare una macchina inzuppata di sangue.

Jules: Sono fesserie come questa che poi fanno finire la situazione in vacca, amico!

Wolfe: Sono il signor Wolfe, risolvo problemi.

Jules: Ora Ringo, conterò fino a tre, e quando arrivo a tre voglio che molli subito la pistola, piazzi le mani aperte sul tavolo e metti quel tuo culo a sedere. Ma quando lo fai, lo fai zitto e quieto: sei pronto?

Jules: Dunque, esaminiamo la situazione: normalmente le vostre budella si ritroverebbero sparpagliate nel locale, ma per caso mi avete trovato in un periodo di transizione, perciò non voglio uccidervi, voglio aiutarvi. Ma questa valigetta non ve la posso dare, perché non appartiene a me. Non solo, ho passato troppi casini per questa valigetta stamattina per poi consegnarla a voi deficienti!

Jules: Allora, come sono questi hashish bar?

Vincent: Eh, come sono? Che vuoi sapere?

Jules: Lì l’hashish è legale, no?

Vincent: Sì, è legale, ma non al cento per cento. Voglio dire, non puoi entrare in un ristorante, rollarti una canna e metterti a spipacchiare. Insomma, ti lasciano fumare a casa tua o in certi posti ben precisi.

Jules: Ossia gli hashish bar.

Vincent: Sì. La faccenda è così, ascolta: è legale comprarlo, è legale possederlo, e se sei il proprietario di un hashish bar è legale venderlo; è legale averlo addosso, ma, ma questo non importa perché – sentimi bene ora – se vieni fermato da un poliziotto ad Amsterdam è illegale per lui perquisirti! Insomma, questo diritto i poliziotti ad Amsterdam non ce l’hanno.

Jules: Eh, amico, ci vado subito, non ci sono santi! Cazzo se ci vado!

Vincent: Lo so che ti piacerebbe, bello! Ma lo sai qual è la cosa più divertente dell’Europa?

Jules: Qual è?

Vincent: Sono le piccole differenze. Voglio dire, laggiù hanno la stessa merda che abbiamo noi, ma solo, solo che lì è un po’ diverso.

Jules: E come?

Vincent: Be’, ecco, puoi entrare in un qualunque cinema di Amsterdam e comprarti una birra. E non sto parlando, che so, di un bicchiere di plastica, ma intendo un boccale di birra. E a Parigi puoi comprare una birra da McDonald. E sai come chiamano un quarto di libbra con formaggio a Parigi?

Jules: Non “un quarto di libbra con formaggio”.

Vincent: Hanno un sistema metrico decimale: non sanno che cazzo sia un quarto di libbra.

Jules: E come lo chiamano?

Vincent: Lo chiamano “Royale con formaggio”.

Jules: “Royale con formaggio”!

Vincent : Già!

Jules: Come lo chiamano il Big Mac?

Vincent: Be’, il Big Mac è il Big Mac! Lo chiamano “Le Big Mac“.

Jules: Le Big Mac! E come lo chiamano il “Whopper”?

Vincent: Non lo so, non sono stato al Burger King. Sai cosa mettono sulle patatine in Olanda al posto del ketchup?

Jules: Cosa?

Vincent: La maionese.

Jules: Che schifo!

Vincent: Eh, eh! Gliel’ho visto fare, amico, cazzo! Le affogano in quella merda gialla!

Jules: Ti ricordi di Antoine Rockamora? Mezzo nero, mezzo samoano, lo chiamavano Tony Rocky Horror.

Vincent: Sì, mi pare, quello grasso, no?

Jules: Io non me la sentirei di chiamarlo grasso: ha problemi di peso, poveraccio, che deve fare? È samoano!

Vincent: Credo di sapere di chi parli… e allora?

Jules: Be’, Marsellus gli ha dato una bella ripassata. In giro corre voce che è successo per colpa della moglie di Marsellus Wallace.

Vincent: Che cosa ha fatto? Se l’è scopata?

Jules: No, no no no no, niente di così grave.

Vincent: Che cosa allora?

Jules: Le ha fatto un massaggio ai piedi.

Vincent: Un massaggio ai piedi? Tutto qui? E allora Marsellus che ha fatto?

Jules: Ha mandato a casa sua un paio di scagnozzi, l’hanno portato sulla veranda e l’hanno buttato di peso fuori dal balcone; il negro s’è fatto un volo di quattro piani. Di sotto c’era un giardinetto ben curato col tetto di vetro, come quello delle serre; il negro ci è passato attraverso. Be’, da allora non è capace di esprimersi molto chiaramente.

Vincent: Cazzo, un vero peccato… Però bisogna ammetterlo: quando uno gioca col fuoco prima o poi si brucia.

Jules: Che vuoi dire?

Vincent: Che non si va a fare un massaggio ai piedi alla nuova moglie di Marsellus Wallace!

Jules: Secondo te non ha esagerato?

Vincent: Be’, Antoine probabilmente non si aspettava che lui reagisse come ha fatto, ma doveva pur aspettarsi una reazione.

Jules: Ma era un massaggio ai piedi, non è niente: io lo faccio sempre a mia madre!

Vincent: No, è mettere le mani in modo intimo sulla nuova moglie di Marsellus Wallace! Voglio dire, è così grave come se gliel’avesse leccata? No. Ma è lo stesso fottuto campo da gioco.

Jules: Oh, oh, oh, aspetta, fermo lì! Leccargliela a una troia e farle un massaggio ai piedi non è esattamente la stessa cosa.

Vincent: Non lo è, ma è lo stesso campo da gioco!

Jules: Non è neanche lo stesso campo da gioco, cazzo! Ora senti, forse il tuo metodo di massaggi è diverso dal mio, ma, sai, toccare i piedi di sua moglie e infilare la lingua nel più sacro dei suoi buchi non è lo stesso fottuto campo da gioco, non è lo stesso campionato, e non è nemmeno lo stesso sport. Guarda, il massaggio ai piedi non significa un cazzo!

Vincent: Ma tu l’hai mai fatto un massaggio ai piedi?

Jules: Non venirmi a parlare di massaggi ai piedi perché io sono un maestro di piedi massaggiati.

Vincent: E ne hai fatti molti?

Jules: Cazzo… ho una tecnica che levati, niente solletico, niente di niente!

Vincent: A un uomo glielo faresti un massaggio ai piedi?

Jules: Vaffanculo.

Vincent: L’hai fatto a molti?

Jules: Vaffanculo.

Vincent: Sai, mi sento un po’ stanco, mi farebbe bene un massaggino ai piedi.

Jules: Basta, eh! Hai capito? Cominciano a girarmi le palle! […] Stai a sentire: solo perché non farei mai un massaggio ai piedi a un uomo, non è giusto che Marsellus scaraventi Antoine in una merdosissima serra incasinandogli il modo di parlare; sono cose che non si fanno! Se quel figlio di puttana lo facesse a me, o mi paralizza anche il culo o io lo ammazzo, mi sono spiegato?

Vincent: Ma non sto dicendo che è giusto, ma che per te un massaggio ai piedi non significa niente, per me invece sì! Guarda, ho fatto a migliaia di donne migliaia di massaggi ai piedi e tutti avevano un significato. Noi facciamo finta di no, ma è così ed è questo che ti intriga mentre li fai. È un fatto sensuale che monta, dove nessuno dei due ne parla, ma tu lo sai e lo sa lei. Quello stronzo di Marsellus lo sapeva e quel coglione di Antoine doveva saperlo ancora meglio. Insomma, quella è sua moglie, cazzo! Nessun uomo prende con umorismo certe stronzate! Mi sono spiegato?

Jules: Sì, è un punto di vista interessante.

Jules: Tu, col frangettone! Sai perché siamo qui? Perché non dici al mio amico Vince là dove hai nascosto la roba? Perché non glielo dici?

Marvin: È lì dentro.

Jules: Non ricordo di averti fatto nessuna domanda del cazzo se non sbaglio! Cosa dicevi?

Ragazzo sul divano: Nell’armadietto. No, quello all’altezza delle ginocchia.

Jules: Siamo contenti? Vincent! Siamo contenti?

Vincent: Sì, siamo contenti!

Brett: Ehm, ascolta, mi dispiace, io… io non ho capito il tuo nome, ho capito il tuo, ehm, Vincent, giusto? Ma non ho capito il tuo…

Jules: Mi chiamo “Jerda”, e non è con le chiacchiere che uscirai da questa merda.

Brett: No, no, no, no! Ehm… Voglio solo che sappiate che quanto… [Jules fa segno di restare seduto] Voglio solo che sappiate quanto ci dispiace che le cose siano andate a puttane tra noi e il signor Wallace! È… Noi ci siamo messi in questo affare con le migliori intenzioni, davvero, n-non ho mai…

Jules [improvvisamente spara al ragazzo sul divano]: Oh, scusami, ho spezzato la tua concentrazione? Non volevo farlo. Per favore, continua! Dicevi qualcosa a proposito delle migliori intenzioni, sì… [Brett è terrorizzato] Ma che ti prende? Ah, avevi finito? Interessante, ma non mi hai convinto, sai… Di’ un po’, Marsellus Wallace che aspetto ha?

Brett: Cosa…?

Jules [rovescia furiosamente il tavolo]: Da che Paese vieni?!

Brett: C-Cosa?

Jules: “Cosa” è un Paese che non ho mai sentito nominare! Lì parlano la mia lingua?

Brett: Cosa?!

Jules: La mia lingua, figlio di puttana, tu la sai parlare?!?

Brett: Sì!

Jules: Allora capisci quello che dico!

Brett: Sì! Sì, sì…

Jules: Descrivimi perciò Marsellus Wallace, che aspetto ha!

Brett: Cosa?

Jules [gli punta la pistola]: Di’ “cosa” un’altra volta, di’ “cosa” un’altra volta! Ti sfido, due volte, ti sfido, figlio di puttana!! Di’ “cosa” un’altra maledettissima volta!

Brett: È nero!

Jules: Vai avanti!

Brett: È senza capelli!

Jules: Secondo te sembra una puttana?

Brett: Cosa?!? [viene sparato alla gamba]

Jules: Secondo te… lui… ha l’aspetto di una puttana?

Brett: Nooo!

Jules: Perché allora hai cercato di fotterlo come una puttana?!

Brett: Non l’ho fatto!

Jules: Sì tu l’hai fatto! Sì, tu l’hai fatto, Brett, hai cercato di fotterlo! Ma a Marsellus Wallace non piace farsi fottere da anima viva tranne che dalla signora Wallace. Leggi la Bibbia, Brett?

Brett: S-sì!

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