Frasi celebri del film La Notte

Frasi celebri del film La Notte

“In ‘La Notte’, Michelangelo Antonioni ci immerge in un labirinto di emozioni contrastanti, dove l’amore si mescola all’indifferenza, la speranza al disincanto. La città di Milano, con le sue strade desolate e le sue architetture austere, diventa uno specchio dell’anima dei protagonisti, Giovanni e Lidia.

Le frasi pronunciate dai due coniugi sono come frammenti di un diario intimo che rivelano la loro profonda solitudine e la loro incessante ricerca di un senso. Attraverso un’analisi approfondita dei dialoghi, potremo comprendere meglio il senso di vuoto che pervade la società borghese degli anni ’60 e riflettere sulla condizione umana in un mondo sempre più alienante.

Le parole di Antonioni, cariche di un’eleganza malinconica, ci invitano a interrogarci sulla natura dell’amore, sul valore della vita e sul significato della felicità. Il film diventa così un’indagine esistenziale, un viaggio introspettivo che ci porta a confrontarci con le nostre stesse paure e insicurezze.”

Scheda Tecnica

  • Titolo originale: La notte
  • Nazione: Italia, Francia
  • Anno: 1961
  • Genere: Drammatico, psicologico
  • Durata: 122 minuti
  • Regia: Michelangelo Antonioni
  • Soggetto e sceneggiatura: Michelangelo Antonioni, Ennio Flaiano, Tonino Guerra
  • Produttore: Emanuele Cassuto
  • Fotografia: Gianni Di Venanzo
  • Montaggio: Eraldo Da Roma
  • Musiche: Giorgio Gaslini
  • Scenografia: Piero Zuffi
  • Interpreti principali: Marcello Mastroianni (Giovanni Pontano), Jeanne Moreau (Lidia Pontano), Monica Vitti (Valentina Gherardini)

Cast Principale

  • Marcello Mastroianni: Giovanni Pontano
  • Jeanne Moreau: Lidia Pontano
  • Monica Vitti: Valentina Gherardini

Frasi celebri

  • Giovanni: Tommaso, ti disturbiamo?
    Tommaso: Ah, carissimi, venite. Lidia…
    Lidia: Ciao Tommaso.
    Giovanni: Come va?
    Tommaso: Operazione riuscita, il paziente è morto. Sedete. Allora che cosa mi raccontate? Ho letto che oggi presentano il tuo libro, sei contento?
    Giovanni: Per favore non parlarmene.
    Tommaso: Perché no? Sono cose che si devono fare e poi però che conta è il libro.
  • Lidia: Cosa vuoi che ti dica? Che è stato ignobile da parte tua? Che mi fai orrore? No. Ti capisco, eri sconvolto. Ma non parliamone più. Mi dispiace. Forse quella ragazza adesso è felice.
    Giovanni: Perché?
    Lidia: Perché è irresponsabile.
  • Lidia: Com’è l’ambiente? È interessante?
    Giovanni: Abbastanza. Senti, ma è possibile che tu non ti diverta mai?
    Lidia: Io mi diverto così. Anche lì in casa c’è una ragazza che sta bene da sola. È lei che legge ‘I sonnambuli’.
    Giovanni: Hmm.
    Lidia: Ed è anche una bella ragazza.
  • Giovanni: La vita sarebbe sopportabile se non ci fossero i piaceri.
    Lidia: E’ tua?
    Giovanni: No, io non ho più idee, ho soltanto memorie.
  • Giovanni:Non ti ho dato niente. È strano come soltanto oggi mi rendo conto di quanto ciò che si dà agli altri finisca con il giovare a se stessi.
  • Lidia legge una lettera di Giovanni:Preferivo averti così, come una cosa che nessuno poteva togliermi perché ero il solo a possederla. Una tua immagine per sempre. Oltre il tuo volto vedevo qualcosa di più puro e di più profondo in cui mi specchiavo.
  • Valentina: Sono piena di vizi. Ma senza praticarne nessuno.
  • Se stasera ho voglia di morire, è perché non ti amo più. Sono disperata per questo. Vorrei essere già vecchia per averti dedicato tutta la mia vita. Vorrei non esistere più, perché non posso più amarti.
  • Sai, è ricchissimo: avrà un miliardo di debiti.
  • In questo momento non ho pensieri. Ma ne sto aspettando uno.
  • È davvero incredibile come non si ha più voglia di fingere, a un certo momento.
  • No, io non no pjù idee: ho soltanto memorie.
  • Lei si preoccupa soltanto di chi perde. Tipico degli intellettuali: egoisti ma pieni di pietà.
  • Ogni miliardario vuole il suo intellettuale: avrà scelto te.
  • A me sembra che l’amore debba limitare una persona: qualcosa di sbagliato, che fa il vuoto attorno.
  • E adesso sento che mi ripiglia. È come la tristezza di un cane.
  • Quante cose si finiscono per sapere se si resta un po’ soli.
  • Si è ridicoli da giovani, con quell’assurda spavalderia: sembra che niente debba finire.














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