Frasi celebri del film La Scuola
La scuola, film diretto da Daniele Luchetti nel 1995, è una commedia che ha segnato un’intera generazione. Ambientato tra le mura di una scuola superiore, racconta con ironia e un pizzico di amara realtà le difficoltà di insegnanti e studenti alle prese con il sistema educativo italiano. Le sue battute e frasi, spesso pronunciate dai vari personaggi, sono diventate celebri e hanno conquistato il pubblico per la loro freschezza, comicità e, talvolta, per la loro profondità.
Dai momenti più divertenti a quelli più riflessivi, ogni dialogo ha il potere di rivelare verità universali sulla vita, l’educazione e le relazioni umane. In questo articolo, andremo alla scoperta delle migliori frasi tratte dal film, che ancora oggi riescono a farci sorridere e a farci pensare. Alcune sono divertenti e irriverenti, altre offrono uno spunto di riflessione sulla società e sulle sue contraddizioni.
Ognuna di esse racconta, in modo unico, un pezzo di quella che è la realtà scolastica, ma anche la nostra.
Scheda tecnica
- Titolo originale: La scuola
- Regia: Daniele Luchetti
- Sceneggiatura: Daniele Luchetti, Francesco Bruni, Stefano Rulli
- Produzione: Angelo Barbagallo, Mario e Vittorio Cecchi Gori
- Musiche: Andrea Guerra
- Montaggio: Claudio Di Mauro
- Direttore della fotografia: Marco Onorato
- Scenografia: Giancarlo Basili
- Costumi: Maurizio Millenotti
- Anno di uscita: 1995
- Durata: 106 minuti
- Genere: Commedia, Drammatico
- Lingua: Italiano
- Distribuzione: Cecchi Gori Group
- Location di riprese: Italia (principalmente Roma)
Cast principale:
- Silvio Orlando : il Professore
- Margherita Buy : la Professoressa
- Giovanna Mezzogiorno : la ragazza
- Giorgio Tirabassi : il collega di scuola
- Antonio Catania : il dirigente scolastico
Frasi celebri
- Mortillaro : C’è chi è nato per studiare e chi è nato per zappare.
- Vivaldi : Preside, Astariti non è bravo, Astariti è un “primo della classe”. Astariti non c’ha i capelli tagliati alla mohicana, non si veste come il figlio di uno spacciatore, non si mette le scarpe del fratello che puzzano. Astariti è pulito, perfetto. Interrogato, si dispone al lato della cattedra senza libri, senza appunti, senza imbrogli. Ripete la lezione senza pause: tutto quello che mi è uscito di bocca, tutto il fedele rispecchiamento di un anno di lavoro! Alla fine gli metto 8, ma vorrei tagliarmi la gola! […] Ma perché Astariti è la dimostrazione evidente che la scuola italiana funziona solo con chi non ne ha bisogno!
- Mortillaro: Tutti che vogliono andare a scuola: beduini che vogliono fare i medici, beduini che vogliono fare i professori! E ditelo, voi volete un mondo senza beduini!
Vivaldi: Mortillà, tu non devi bere, che poi i beduini sono ottime persone. Sei un razzista.
Mortillaro: Eccolo là, ha parlato il difensore dei beduini. Beduini, accomodatevi!…
Mortillaro: Qualcuno avrebbe dovuto avvisarmi, e io non ci sarei proprio andato a scuola! Avrei lasciato perdere! E invece nessuno mi ha detto niente, e mi hanno fatto prigioniero a sei anni, una creatura! E non mi hanno rilasciato più. E a che pro?
Lugo: Non lo so.
Mortillaro: In trent’anni di carriera avrò avuto 3-4000 alunni e uno, ma dico uno, che abbia fatto carriera? Nessuno! Ma perché in trent’anni di carriera non ho incontrato nemmeno un membro della futura classe dirigente? Tu te le poni queste domande? Perché la classe dirigente non viene a studiare il francese da me? Ma che c’ho fatto io alla classe dirigente? … Io sono entrato nella zona della morte. - Vivaldi: L’ultima cosa sul concetto di pace, a proposito dei romani. Per i romani la pace incominciava quando riuscivano a imporre il proprio dominio su un altro popolo. Nel linguaggio comune utilizzavano il termine pax anche per dire sta zitto tu, basta, non mi scocciare. Ma la pace è un’altra cosa: il pacifico non è un pacioccone, per cui voi parlate, parlate sempre. Fate come fanno i francescani, che dicono pace e bene. E quando vedete che il concetto di pace non si unisce a quello di bene, gridate. Perché certe volte la pace va gridata, certe volte la pace va urlata.
Timballo: Pace! Pace! - Mortillaro : Preside, anch’io mi sento di condividere a grandi linee il giudizio del professore di Lettere. Però i più nella mia classe sono nati per zappare. Per cui, se io li mandassi a vangare in cortile, sarebbero più contenti loro e sarei più contento io.
- Preside : Tutti prima o poi hanno voglia di ammazzare la propria madre.
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