Frasi celebri del film Romanzo Criminale

Frasi celebri del film Romanzo Criminale

“Romanzo Criminale” non è solo un film, è un’immersione cruda e realistica nella Roma criminale degli anni ’70 e ’80.

La storia della Banda della Magliana, raccontata con uno stile viscerale e una colonna sonora indimenticabile, è costellata di dialoghi taglienti e frasi che sono entrate a far parte dell’immaginario collettivo.

Questo articolo si propone di riscoprire alcune delle citazioni più celebri del film, analizzando il loro significato nel contesto della narrazione e il loro impatto sulla rappresentazione della criminalità romana.

Scheda tecnica

  • Titolo: Romanzo Criminale
  • Regia: Michele Placido
  • Soggetto: Tratto dall’omonimo romanzo di Giancarlo De Cataldo
  • Sceneggiatura: Sandro Petraglia, Stefano Rulli, Michele Placido
  • Produzione: Cattleya, Babe Films, Warner Bros. Italia
  • Distribuzione: Warner Bros. Itali
  • Anno di produzione: 2005
  • Paese di produzione: Italia, Francia, Regno Unito
  • Genere: Poliziesco, drammatico, noir, gangster
  • Durata: 150 minuti (versione cinematografica), 180 minuti (versione estesa)
  • Formato: Colore
  • Fotografia: Luca Bigazz
  • Montaggio: Esmeralda Calabria
  • Musiche: Paolo Buonvino
  • Scenografia: Francesco Frigeri
  • Costumi: Nicoletta Ercole

Cast principale:

Frasi celebri

  • Freddo: a commissa’ io non mi sono mai confessato a dio, figurati se me confesso a te!
  • Libanese: io me vojo chiamà libano, come sto spino..perché er sogno mio è quello de fumà sempre pè nun vedè lo schifo che c’ho intorno..
  • Dandi: se se incazza? Quanno smette de incazzasse scende dar ca**o e va a piedi!
  • Dandi: me fanno tutti più str***o de come so’!
  • Freddo: ho fatto un sacco di cazzate nella vita mia… ma tu, dalla prima volta che t’ho vista e per il tempo che me resta, sei stata la parte bella, il meglio che uno come me poteva sperare. Tante cose di me le sai, ma tante non te le ho dette, una de queste è che so malato, so molto malato e… voglio stare da solo quando sarà il momento. Te vorrei risparmia hai capito i dolori, le cure… er sangue e tutto quello che se ne va prima ancora che se ne annamo noi.
  • Libanese: a me…me stanno sul ca**o quelli de corso trieste..
  • Nero: voi parlate di banda, di collettivita’… A me la collettivita’ fa schifo!
  • Freddo: Io sto qui in mezzo alle nuvole…ma non sono mica un passerotto.
  • Freddo: se volevo già vi avevo fatto pum pum a tutti e due.
  • Nero: l’hai mai guardato negli occhi uno dopo che gli hai sparato? Io sì, sempre. In quel momento è come se si togliessero una maschera, uno dal niente diventa sfrontato, uno che era coraggioso piange, senza Dio prega, chissà come saremo quando toccherà a noi.
  • Freddo: le cose sono cominciate da queste parti: dietro quel palazzo, da ragazzini, la notte rubammo ‘na machina. Eravamo Libano, il Dandi, io e il Grana, el povero Andreino che ce lasciò quella notte stessa. Era una notte come questa, minacciosa, piena de nuvole. Chi lo sa, forse quella morte doveva esse ‘n segnale per farce capì che dovevamo sta boni, dovevamo sta al posto nostro pe’ non fa a stessa fine… E invece noi abbiamo pensato che era proprio mejo fa quela fine piuttosto che timbra’ un cartellino pe’ tutta la vita.
  • Libanese: ho deciso che nte pago… perché no, e zitto bono a catena, che manco come cane vali nà lira, to ammazzato er padrone nai detto a, to tirato n osso ecchete qua!!!
  • Freddo: na vorta che sei arivato in cima poi solo scenne!
  • Il vecchio: questa è la mia lettera di dimissioni dal servizio. Esco di scena in punta di piedi senza far rumore. Nel tempo che verrà non ci sarà bisogno di gente come me perché non ci sarà più nessuna democrazia da salvare ma solo interessi privati, lotte per più potere e denaro. I pochi fascicoli che porto con me parlano degli uomini che dovranno salvarsi dal diluvio. Persone spesso ignobili, anime nere, capitani di ventura. Eppure come già altre volte nella storia saranno loro a governare il caos.
  • Freddo e Dandi:
    Freddo: Che dice Ciro?
    Libano: Dice che stanno tutti al Full 80. Cencio, Bernardino Scafa, el Teribile, e il Napoletano. Mancava solo Gemito.
    Dandi: Ma come, Gemito è il cane da guardia del Teribile, non se stacca mai da lui.
    Libano: Nun se staccava: m’ ho so già comprato lui. Comunque non ce stanno a capì più un cazzo: se chiedono che fine amo fatto, che ce volemo fà coi soldi del barone…
    Dandi: Gli stanno a zompà tutti i parametri.
    Libano: Pe’forza… Se sò scordati dan’do vengono, quelli. Sò diventati animali da cortile.
    Freddo: Invece noi semo bestie feroci.
    Libano: Stanotte se ne accorgono. Tanto che ce pò succede.
    Freddo: E… che vuoi che ce succeda? Al massimo c’ammazzano, ah Libano.
    Libano: Semmo già morti mille volte noi. Al minorile, tutte le volte che abbiamo dovuto dì sìsì, “sì signore”, a chi c’ha trattato come e’merde: non se pò ammazzà n’omo du’volte.
    Freddo: T’a’appoggio.
    Dandi: Io t’o’sping
  • Patrizia e Freddo:
    Libano: A’Patrì, mo’ m’hai rotto er cazzo. T’amo fatto na’proposta, devi dì sì o no.
    Patrizia: Che succede se non mantengo l’accordo?
    Libano: La cosa non è prevista.
    Patrizia: Siete gli unici che non mi avete ancora chiesto di scoparvi. Come mai? Siete froci?
    Freddo: Perché sei solo una puttana. E se non la smetti de fà la spiritosa, sei una puttana morta. Libano t’ha chiesto se vuoi la palazzina, te devi risponne: “Sì. La voglio. Grazie”. Hai capito mò? Allora?

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